08 febbraio 2006

Ode alla Lentezza



Il mondo viaggia nella direzione del dinamismo e dell’iperattività. Oggi se non fai 100 cose al giorno sei out! E tutti corrono per star dietro a tutto. Si alzano al mattino, fanno colazione ingoiando le cose per la fretta, corrono al lavoro e mentre sono per strada in macchina litigano con un certo numero di persone che sembra non aspettino altro che qualcuno per scaricarvi sopra tutto il proprio nervosismo, arrivano al lavoro e gestiscono sempre più cose di quelle che riescono ad immaginare, mangiano cose che hanno poco a che vedere con l’alimentazione consigliata dagli alimentaristi, tornano a produrre e magari quando hanno finito vanno anche in palestra perché “mens sana in corpore sano”! Poi un giorno scoppiano e fanno qualcosa che apparentemente va fuori dagli schemi: lasciano la moglie perché trovano qualcosa che sembra la promessa di un cambiamento per se stessi; scambiano i normali ed ovvi stimoli di qualcosa di nuovo per la svolta che renderà la loro vita più appagante e divertente; cercano nuove esperienze sessuali per ritrovare la voglia e provare nuovi brividi che li risveglino dal torpore di una vita sempre uguale, senza capire che in fondo il problema è quello di essere diventati delle macchine non più in grado di assaporare ciò che si ha già. La lentezza ed una maggiore capacità di darsi più attenzione per godere di ogni piccola sfaccettatura di questo mondo.
Gli orientali questo lo sanno bene, ma siccome è facile essere tentati e cedere alle scoppiettanti lusinghe del marketing che ormai tutto governa, cominciano anche loro ad adeguarsi al mondo occidentale (vedi i cinesi).
Senza capire che fra qualche anno daranno anche loro da vivere agli psicologi.
Dannazione, io amo la lentezza! Amo gustarmi i particolari di ogni cosa. Amo osservare le cose nel loro complesso per poi sorprendermi di trovare un particolare che, se a prima vista potrebbe essere un elemento di disturbo, ad un’analisi più attenta può invece rivelarsi ciò che rende speciale e diversa la cosa in sé. E non capisco perché dovrei essere catalogata come pigra solo per questo. Semmai lenta. Ma chi ha stabilito che l’accezione della parola “lento” oggi debba per forza essere negativa? Se è vero che la parola “lento” sembra provenire dal latino “lèntus” che è il participio passato di “lenire” (rendere molle, far arrendere) e da “lènis” (“molle”, “mite” ed ebbe il significato di “pieghevole”, “flessibile” e quindi “attaccaticcio”, “tenace”.. che non sono tutti termini di accezione negativa), altri sono convinti che provenga invece dal greco “leptòs” (“tenue”, “sottile”). Questo per dire che le cose poi, all’origine a volte sono in un modo, ma poi l’evoluzione delle cose le sporca in qualche modo.
Ci dicono che dobbiamo produrre e realizzarci adesso che siamo giovani e abbiamo l’entusiasmo per farlo. Ci dicono che ci riposeremo e avremo tempo per occuparci di noi quando saremo in pensione. Ma a quel punto saremo stanchi e non più giovani per avere l’energia di farlo.
A volte ho la sensazione che sia tutta una grande e folle fregatura! Un giorno forse vorrò avere un figlio e non vorrò insegnargli ad essere un robot senza coraggio! Dovrà essere libero ed appagato. Ed essere consapevole delle contraddizioni e dei tranelli di questa società.
Eva_Kant