18 gennaio 2007

Broken Wings 4 the Future


Immagino che trovare che ogni generazione successiva alla nostra sia peggiore in qualche modo o deprivata di fattori per noi fondamentali faccia parte del reality life che viviamo. Ma ricordo perfettamente, come fosse ieri e, in fondo, non è passato poi così tanto tempo, che questo genere di discorsi mi inorridivano e tediavano non poco fatti dalle generazioni precedenti alla mia. Mi sembrava sempre che mancasse, per partito preso o per scarsa pazienza, la voglia di sforzarsi di comprendere anche stili di vita e di pensiero non necessariamente uguali ed in linea con loro. O spesso che ci fosse la comune e poco stimolante paura dell'innovazione e del cambiamento.
Ricordo anche com'ero io, e com'erano molto probabilmente tanti altri adolescenti che vivevano parallelamente i miei anni.
Imperava in me la voglia di crescere, di liberarmi in fretta delle zavorre adolescenziali, di deragliare dalle rotaie su cui gli adulti volevano farmi correre a velocità di sicurezza. Mi sentivo impropriamente matura, ma con una marcia in più rispetto agli adulti a tutti gli effetti. Ero incredibilmente incosciente e pensavo che a me non sarebbe mai potuto accadere nulla di brutto, e se fosse successo sarei riuscita certamente ad uscirne con facilità e scaltrezza. Pensavo di essere perfettamente in grado di gestire i cattivi, forte della convinzione che il cattivo puro non esiste, ma è solo il frutto sfortunato di esperienze negative e di gente a sua volta cattiva con lui.
Quest’ultima cosa, ancora oggi, faccio fatica a sradicarla in maniera definitiva. Ma di diverso c’è che con l’esperienza ho imparato che alcuni cattivi non possono essere convertiti perché io non possiedo abbastanza strumenti per farlo o perché semplicemente loro non vogliono.
Ovviamente poi la vita mi ha dato le giuste mazzate per farmi comprendere alcune cosette e le mazzate servono esattamente a smorzare un minimo la presunzione dei cuor di leone.
Ma se un soggetto è recidivo, come lo sono stata io, le mazzate aumentano di numero perché è proprio il soggetto, che continuando a fare lo struzzo, se le cerca. L’atteggiamento è molto simile al *cozzare* ovunque dei calabroni ciechi che svolazzano impazziti nei mesi estivi.
Così, quando ho socchiuso gli occhi per svegliarmi, ho avuto talmente tanta paura di dare altre craniate che mi sono infilata sotto una campana di vetro dove nulla può veramente nuocermi.
E adesso? Adesso mi sento così lontana dall’adolescente-cuor-di-leone che ero, da non riuscire più a comprendere (non con la testa, ma con lo spirito) le generazioni di oggi.
Sono entrata a far parte, mio malgrado e con una certa sorpresa, delle generazioni precedenti alla mia. C’è quindi un momento, non so ancora se temporaneo o duraturo, nel corso della vita in cui generazioni differenti si fondono e le rette che sembravano parallele s’incontrano.
La certezza però è che questi nuovi giovani stiano bruciando le tappe ad una velocità di gran lunga superiore alla mia e per esperienza diretta so che saltare passaggi naturali è sempre un conto in sospeso che si paga in seguito. La soluzione all’equazione potrebbe quindi essere che:

Maggiore è la velocità di questi salti, maggiore è il prezzo da pagare con se stessi.

E spesso il prezzo è proprio quello di perdere le ali.